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Arengario di Milano: nein della sovrintentendente

Arengario Millano

Qualche tempo fa abbiamo parlato dell’Arengario di Milano e del concorso indetto per fare un collegamento tra i due palazzi.

UN PARERE AUTOREVOLE NEGATIVO PER IL FUTURO DELL’ARENGARIO DI MILANO

Adesso però c’è la possibilità che non se ne faccia più niente. Infatti, la sovraintendente delle belle Arti e al paesaggio Antonella Ranaldi ha detto che “la passerella presenta la criticità di un elemento architettonico che intercetta l’Asse Piazza della Scala, Galleria Vittorio Emanuele II, Arengario, Largo Diaz e Grattacielo Martini”.

In altre parole, una passerella occluderebbe la visuale verso Piazza Diaz da una parte e verso Piazza della Scala all’altra. Infatti Piazza della Scala e Piazza Diaz e l’Arengario di Milano sono sullo stesso asse, che comprende anche la Galleria Vittorio Emanuele II.

Pertanto, il collegamento dovrebbe avvenire nella parte sotterranea.

Si tratta solo di un parere, ma che potrebbe avere un peso abbastanza forte. Un’altra cosa interessante è il fatto che sia arrivato il 4 marzo, cioè a circa due settimane dalla data prevista per la consegna dei progetti.

I cannocchiali di Milano

La sovraintendente ha utilizzato il termine cannocchiale visivo ed è quello che passa per l’Arengario e non è l’unico di Milano. Un altro molto noto è quello che va dal Duomo al Castello Sforzesco passando per Piazza Cordusio e via Dante. Queste visuali non possono mai venire meno, neanche a causa di installazioni temporanee.

Solo un’opzione?

Un’altra cosa che è stata contestata della dottoressa Antonella Ranaldi è il fatto che nel bando si parli di una passerella. Come se non esistessero altre possibilità per collegare le due parti dell’Arengario di Milano.

Antonella Ranaldi ha portato l’esempio del Louvre di Parigi: la piramide esterna infatti serve da lucernario e da ingresso dal sottosuolo.

La nostra domanda sull’Arengario di Milano

Di solito quando quando scriviamo questi articoli non ci sbilanciamo. Manteniamo una posizione neutrale e non diamo il nostro parere personale. Tuttavia, leggendo la notizia dell’intervento della sovrintendente c’è venuto da fare una considerazione: se geni dell’architettura, come quelli che hanno progettato l’Arengario di Milano (Portaluppi, Magistretti, Muzio e Griffini), non hanno previsto un collegamento esterno tra i due edifici, forse un motivo ci sarà stato.

PIAZZA DIAZ

Guardando dritto attraverso lo spazio presente tra i due edifici dell’Arengario di Milano possiamo vedere il il Monumento ai Carabinieri e la Terrazza Martini.

Terrazza Martini

La Terrazza Martini si trova in piazza Armando Diaz 7 e per questo motivo è conosciuta anche come “Centro Diaz“. O meglio, si chiama così il complesso residenziale da cui svetta una torre di 64 metri, che è appunto il Grattacielo della Terrazza Martini. Questa è il punto d’arrivo dell’asse visuale di cui abbiamo parlato prima.

È adibita sia all’uso commerciale sia all’uso residenziale. All’ultimo piano, cioè proprio sul terrazzo, si tengono degli eventi.

Gli architetti che l’hanno progettata sono Luigi Mattioni, Eugenio Soncini ed Ermenegildo Soncini. Arturo Danusso e Piero Portaluppi hanno dato una consulenza. In particolare, rientra nell’ambito della ridefinizione della parte meridionale di Piazza Duomo, quella in cui ci sono l’Arengario, la Mondadori e Palazzo reale. È stata anche il punto di partenza per il progetto del Palazzo dell’Ina fatto dal Portaluppi. Questo palazzo si trova nella parte occidentale di piazza Diaz.

La Torre Martini è stata progettata nel 1953 ed è ed è stata terminata nel ’57. È fatta di cemento armato, granito, marmo, gres ceramico e alluminio. Il tetto è piatto, cioè a terrazza.

Insomma, guardando in quella direzione con un solo sguardo di vede una bella fetta di storia dell’architettura.

Monumento all’Arma

Il Monumento al Carabiniere è di Luciano Minguzzi. Si tratta di una struttura in acciaio che rappresenta una granata sormontata da una fiamma, che è il simbolo dell’Arma dei Carabinieri. Si trova in Piazza Diaz. È stata inaugurata il 13 dicembre dell’81 dall’allora presidente del Consiglio Spadolini. Il monumento è stato commissionato allo scultore nel 1972.

Lo stesso simbolo è presente anche sui cappelli dei Carabinieri. È apparso per la prima volta il 23 febbraio del 1832.

Aldo Nove parla del Monumento all’Arma dei Carabinieri nel libro “Milano non è Milano”. Dice che le fiamme prendono la forma di delfini che saltano.

DALL’ALTRA PARTE RISPETTO ALL’ARENGARIO DI MILANO: DOVE ADESSO C’È UN CINEMA PRIMA C’ERA

Finora ci siamo occupati soprattutto del lato Sud di Piazza del Duomo, ma anche quello Nord non è da meno. Innanzitutto, è quello della Galleria Vittorio Emanuele, che è appunto sulla stessa linea dell’Arengario di Milano. Tuttavia, non vogliamo parlare della Galleria, ma del cinema Odeon. Non tanto del cinema in sé, ma del fatto che prima lì ci fosse un convento benedettino. Questo convento aveva annessa la chiesa di Santa Radegonda, il cui ricordo rimane nel nome di una delle vie. L’Imperatore Giuseppe II fece sopprimere i monasteri, quindi sia il monastero sia la chiesa furono abbattuti.

Dopo l’abbattimento, il Piermarini creò una via di collegamento tra Palazzo Reale e il Teatro Alla Scala, affinché gli Asburgo potessero andare a teatro in carrozza.

Inoltre, venne eretto un teatro in legno, demolito per fare posto alla centrale elettrica Santa Radegonda, costruita tra il 1882 è il 1883. A sua volta, questa centrale termoelettrica divenne obsoleta e fu abbattuta nel 1926.

A questo punto, proprio in quell’area, fu costruito il palazzo che c’è ancora oggi e in cui c’è il cinema Odeon.

CHI È ANTONELLA RANALDI?

Antonella Ranaldi, la persona che ha espresso un parere negativo riguardo alla passerella esterna tra i due edifici dell’Arengario di Milano, è un architetto ed è specializzata in restauro dei monumenti ed è dottore in storia dell’architettura. Da 2009 è dirigente del Ministero della Cultura ed è Sopraintendente all’Archeologia, alle Belle Arti e al Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano.

Si è occupata di molti restauri: ricordiamo quello della chiesa di San Salvatore Bologna e quello dell’ex monastero benedettino dei chiostri di San Pietro Reggio Emilia.

Dal 2002 al 2008 ha insegnato restauro architettonico alla facoltà di architettura dell’Università degli Studi di Bologna. Ha pubblicato un centinaio di testi.

PROSPETTIVE E REGOLE INFRANTE

Se avessero rispettato il principio di non fare alcune costruzioni per non impedire certe visuali, a Milano ci sarebbero stati solo palazzi molto bassi. Uno su tutti: non ci sarebbe Palazzo Luraschi, il primo edificio a infrangere la norma della “Servitù del Resegone”. Cioè, i palazzi non dovevano impedire che si vedessero le montagne delle Prealpi a Nord della città.

C’era poi un’altra regola che diceva che la Madonnina doveva essere il punto più alto della città. Poi hanno costruito il Pirellone, che è più alto del Duomo. Nonostante questo, hanno rispettato la regola della Madonnina. Come? Facendo una copia della statua e mettendola sul tetto del Grattacielo Pirelli.

 

E voi cosa fareste? Unireste le due parti dell’Arengario di Milano o lascereste tutto così com’è? Scrivetelo nei commenti.

 

 

 

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