Si può parlare di bagni bellissimi? Si può usare questo aggettivo per un locale della casa in cui andiamo a fare cose poco nobili e di cui un po’ ci vergogniamo? Sì che si può.
Adesso la toilette non è più una delle cenerentole della casa e vi si dedicano anche archistar e interior designer di grido.
In realtà, quell’adesso è un adesso che è iniziato molto tempo fa: infatti, in questo articolo parleremo di tre archistar, di cui due sono già morte (una nel 1979).
Giò Ponti
Il primo paragrafo lo dedichiamo all’architetto che forse ci ha fatto capire che i bagni possono essere dei luoghi bellissimi. Lo dedichiamo a Giò Ponti.
Giò Ponti è l’architetto italiano che nel XX secolo si è dedicato di più alle ceramiche e alle tante applicazioni che possono avere in architettura.
Il suo interesse per le ceramiche ha avuto più sfaccettature e ha riguardato i rivestimenti, gli elementi d’arredo, le stoviglie e i sanitari.
Bisogna dire non era un ceramista e non lavorava lui direttamente questo materiale. Era un progettista e affidava la realizzazione delle sue idee a persone che modellavano gli oggetti dando corpo vita ai suoi progetti. Questo modo di lavorare è normale.
Nel 1923 Augusto Richard pretese che fosse nominato direttore artistico della Richard-Ginori di Doccia (Fi) e che si dedicasse a progettare oggetti d’arredo in maiolica pregiata e porcellane di lusso.
Questo incarico durò fino al 1930.
Dopo la II Guerra Mondiale Ponti si riavvicinò all’industria della ceramica e dal 1946 al 1953 collaborò in pianta stabile con la Cooperativa Ceramica di Imola, per la quale svolse il ruolo di direttore artistico.
Dagli Anni Cinquanta si dedicò alle piastrelle da rivestimento per la Gabbianelli e per la Ceramica Joo di Milano e la Ceramica D’Agostino di Salerno. Nel 1954 la Ideal Standard, che era un’azienda giovane, gli commissionò la progettazione di una linea di sanitari.
Questa linea venne chiamata PontiZ, e presto vendette sui 400.000 pezzi l’anno.
Ponti disse “La Ideal Standard ha voluto che io studiassi non delle forme nuove per i suoi apparecchi (che sarebbe stata solo una variante di più), ma le loro vere forme, le forme cioè che nella loro essenzialità si avvicinavano a quei caratteri formali tipici i quali identificano definitivamente una cosa”.
Non era digiuno di queste cose perché nel 1936 aveva già progettato alcuni sanitari per il palazzo della Montecatini di Milano.
Possiamo ricordare la rubinetteria del lavabo Ideal Standard e la forma particolare della maniglia, cioè una stella con tre punte.
Siccome i grandi designer, almeno quelli contemporanei, non guardano solo all’estetica, ma anche alla praticità e c’è un’idea di fondo, Ponti ha fatto così questi i rubinetti affinché li si potesse ruotare utilizzando solamente tre dita.
Nel 1966 ha progettato una nuova serie di sanitari per la Ideal Standard, la Oneline.
Se da una parte il suo nome si lega a edifici come il Pirellone o alcune chiese, dall’altra è passato alla storia anche per la capacità di nobilitare il bagno e per il connubio con aziende storiche del settore come la Pozzi Ginori e la Ideal Standard.
Zaha Hadid
Abbiamo già parlato di Zaha Hadid. Anche lei, come Giò Ponti ha progettato delle lampade e degli edifici famosi di Milano e non solo di Milano (anche a livello internazionale). Tutti e due sono scomparsi. Ed entrambi si sono dedicati (pure) ai bagni, contribuendo a renderli dei luoghi bellissimi
Lo studio dell’archistar anglo-irachena il 20 luglio 2016 ha presentato la collezione di cui vi andiamo a parlare presso la Zaha Hadid Design Gallery, che si trova al 101 di Goswell Road di Londra.
Fate attenzione alla data, luglio del 2016: lei è deceduta nel marzo dello stesso anno. Si tratta dell’ultimo progetto cui ha lavorato.
Questa collezione arredo bagno è stata fatta in collaborazione con la Noken ePorcelanosa.
Gli architetti che hanno seguito il progetto hanno detto “L’acqua è l’architettura della natura, e grazie al suo movimento dà vita alle sue creazioni più spettacolari”.
Le idee di partenza sono l’essenza naturale della vita e il movimento dell’acqua, che viene rappresentato dalla fluidità delle linee. Chi ha progettato questa collezione ha provato a immaginare come sarà il bagno del futuro e si è ispirato anche alle conchiglie del mare e all’acqua che vi scorre in mezzo.
La collezione trasforma i bagni in ambienti bellissimi grazie all’attenzione all’estetica, all’eleganza e al dinamismo delle forme. Sono presenti oggetti come specchi e sanitari da bagno.
La rubinetteria ha un miscelatore mono-comando per lavabo e bidet e c’è un’attenzione ambiente grazie al sistema ecologico che contiene un areatore WaterSense, il massimo tra i prodotti ecologici di certificazione americana.
Anche l’illuminazione al LED degli specchi, facendo consumare meno energia, è un segno di attenzione all’ambiente.
Questa collezione si chiama Vitae, che in latino vuol dire vite, nel senso di plurale di vita, ma anche della vita e alla vita.
Bagni pubblici bellissimi in Giappone
Anche il terzo paragrafo parla di bagni bellissimi e per la precisione di bagni pubblici bellissimi.
Questi sono in Giappone, dove le toilette pubbliche sono presenti un po’ dappertutto. E sono gratis, pulitissime e supertecnologiche. Del resto, il Giappone è terra di designer.
Shigeru Ban, l’architetto che ha progettato questi bagni pubblici, ha detto di essersi concentrato soprattutto sulla pulizia e sulla privacy: quando la porta è chiusa a chiave il vetro diventa opaco. Quando è libero è trasparente Quindi, chi è fuori non deve bussare e chi è dentro non viene disturbato. Non solo: è possibile vedere se il bagno è libero o occupato da lontano.
Di notte i bagni illuminano il parco (infatti, si trovano all’interno dei parchi Yoyogi Fukamachi e Haru No Ogawa a Shibuya, un quartiere di Tokyo).
Questo grazie alla tecnologia molto avanzata.
Queste toilette sono fatte di tre cubicoli, la struttura è colorata. C’è un ingresso per gli uomini, uno per le donne e un terzo per le persone disabili.
Il progetto è della Nippon Foundation ed è in collaborazione con Shibuya e si chiama “Tokyo Toilet Project”
L’obiettivo è avere diaciassette bagni pubblici coinvolgendo più designer. Le strutture verranno fabbricate dalla Daiwa House Industry. La Toto, azienda giapponese che opera nel settore delle soluzioni per bagni, tra cui i wc supertecnologici, darà le attrezzature.
Anche in questo caso hanno conciliato estetica e utilità. Crediamo che il design d’arredamento debba farlo sempre perché entrambi gli aspetti sono importati.
Lo stesso discorso vale per chi fa un sito.