L’architetto Francis Keré è il primo africano a vincere il Premio Pritzker.
Diébédo Francis Kéré, nato in Burkina Faso e fondatore dello studio berlinese Kere Architectur, nel novembre del 2019 ha inaugurato una mostra all’Exponor di Matosinhos (Portogallo).
IL RUOLO DELL’ARCHITETTUA SECONDO FRANCIS KERÉ
In quell’occasione, l’architetto, che nel 2004 ha ricevuto l’Aga Khan Award for Architecture, ha detto:
“L’architettura consuma molte risorse. Per questo, è importante pensare alla sostenibilità. L’architettura deve cambiare e per questo è importante unire le forze.
Occorre tenere conto di tutti i cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo, come quello climatico, e della scarsità delle risorse”.
LE SUE OPERE
Secondo i responsabili del Pritzker, è stata la scuola elementare di Gando, nel suo Paese natale, a “gettare le basi dell’idea di Kéré di costruire una fonte con e per una comunità, al fine di soddisfare un bisogno essenziale e di ridurre le disuguaglianze sociali”.
“L’argilla del luogo è stata fortificata con il cemento per fare dei mattoni con massa termica bioclimatica, mantenendo allo stesso tempo l’aria fresca e consentendo al calore di fuoriuscire attraverso un soffitto in mattoni.
Pertanto, per la ventilazione non c’è bisogno dell’aria condizionata.
“Il successo di questo progetto ha fatto sì che il numero degli studenti passasse da 120 a 700”, ha evidenziato l’organizzazione del premio.
Kéré ha progettato la sede del nuovo parlamento del Burkina Faso, ancora da costruire, e quella dell’assemblea nazionale del Benin, attualmente in costruzione.
Inoltre, è l’autore delle seguenti opere:
Serpentine Pavilion (Londra);
Mali National Park;
Goethe Institute (Senegal).
È suo anche Padiglione Xylem, che si trova nel Tippet Rise Art Center (Montana).
L’INFANZIA DI FRANCIS KERÉ
Kéré ha dichiarato al The Guardian: “Non so come sia successo tutto questo. Sono felice ma il premio porta anche un grande senso di responsabilità. La mia vita non sarà più facile.”
Invece, parlando alla NPR, ha detto:
“Sono nato in Burkina Faso, in un paesino dove non c’era scuola. E mio padre voleva che imparassi a leggere e scrivere solo perché poi potevo tradurre o leggere le sue lettere”.
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