Il 3 gennaio del 1925, con uno dei suoi discorsi più celebri (o famigerati), Mussolini instaurava la dittatura. Si chiudeva così una crisi iniziata nel giugno precedente con il delitto Matteotti. Un periodo segnato anche dalla Secessione dell’Aventino.
DAL 28 OTTOBRE 1922 AL 3 GENNAIO 1925
Se la data di nascita del Regime è fissata al 3 gennaio del ’25, il Ventennio comincia nel 1922, con la Marcia su Roma. Basta guardare gli edifici e i monumenti risalenti a quel periodo su cui è rimasta la datazione fascista. Ad esempio, sul Palazzo delle Regie Poste di Milano, si può leggere che è stato fatto nel 1931, ma accanto troviamo “Anno Nono”. Questo edificio è vicino alla Stazione Centrale, uno degli emblemi dell’architettura di Regime. Pur prendendo spunto dalla ricorrenza di oggi, non vogliamo parlare del 3 gennaio 1925 e del Fascismo dal punto di vista storico o politico, ma dell’architettura e dell’arte a esso legate.
ARTISTI, ARCHITETTI E REGIME: DOPO IL 3 GENNAIO 1925
Non pochi artisti aderirono al Regime. Tra questi, ci sono letterati come D’Annunzio e Pirandello, senza contare gli esponenti del Futurismo. Ma, lo abbiamo detto, sono gli architetti e gli artisti a interessarci.
Sironi
E così, abbiamo pittori come Sironi, che dipinse anche paesaggi urbani, di cui alcuni incentrati su quella che oggi chiamiamo “la zona industriale”, con ciminiere fumanti e cisterne. Lo stile di Sironi è grandioso, monumentale. Lo stesso stile che caratterizza in parte l’architettura di quel periodo. Sironi era fascista? Sì. Collaborava con il Popolo d’Italia come illustratore, dopo il 25 Luglio si salvò dalla fucilazione grazie a un lasciapassare firmato da Gianni Rodari e fece parte della Rsi. Non fece però parte dei Sansepolcristi, quelli che fondarono il movimento fascista. Era il 23 marzo 1919, preludio al 28 ottobre 1922, al 3 gennaio 1925 e a tutto il resto.
Il Gruppo 7
Dobbiamo anche tenere conto era un futurista e che fece parte del Gruppo 7. Il gruppo 7 venne fondato nel 1926 da un collettivo di sette architetti del Politecnico di Milano molto attento alle tendenze di quel momento al di fuori dei confini nazionali, in particolare a quelle del Movimento Moderno. Anche allora, come adesso, Milano era una città si teneva aggiornata nell’ambito del design e dell’architettura.
Terragni
Tra i suoi esponenti ci fu Terragni, che progettò la Casa del Fascio di Como e la Casa del Fascio di Lissoni, ribattezzata poi proprio Palazzo Terragni.
Altre opere
Altri edifici riconducibili a questa corrente (gli esempi più eloquenti dell’architettura razionalista di regime, scrive Wikipedia) sono
Palazzo di Città di Pescara (Vincenzo Pilotti, 1935);
Stazione Santa Maria Novella a Firenze (1933, Giovanni Michelucci con un gruppo di giovanissimi architetti denominato Gruppo Toscano);
Istituto di Fisica dell’Università La Sapienza a Roma, Palazzo delle Poste di Piazza Bologna a Roma (1932 di Mario Ridolfi);
Palazzo Gualino a Torino, di Giuseppe Pagano e Gino Levi-Montalcini (1928-30);
Asilo Sant’Elia a Como, di Giuseppe Terragni (1936-37);
Palazzo delle Poste di Napoli (1933-1936) e Villa Malaparte a Capri, di Adalberto Libera (1938–40);
Palazzo delle Poste a Palermo (1934), Casa del fascio a Bolzano (1939-42), Basilica di San Giovanni Bosco a Roma (1952-64), Palazzo del Banco di Napoli nella centrale via Toledo (1939-40), Torre Littoria a Torino (1933-34), Colonia Fara a Chiavari (1935-36), Casa dello Studente a Genova (1933-35), Palazzo della Banca Nazionale del Lavoro a Napoli, in via Toledo (1938), Palazzo delle Poste ad Agrigento (1932-36) di Angiolo Mazzoni.
Portaluppi
Ricordiamo anche Angelo Portaluppi, al quale si devono il Nuovo Arengario di Milano, la torre adiacente al palazzo in cui c’è commissariato di PS in piazza San Sepolcro (si chiamava Sede della Federazione dei fasci milanesi) e molte altre opere.
I Novecentisti
Il “Movimento Novecento” fu la versione italiana della corrente europea di “ritorno all’ordine”, che si contrapponeva ad avanguardie come il futurismo e il cubismo. Lo fece ispirandosi all’antichità classica, alla purezza delle forme e all’armonia nella composizione. Vi aderirono architetti come Giovanni Muzio, Giò Ponti, Emilio Lancia e Paolo Mezzanotte.
Giovanni Muzio era amico di Mario Sironi e a lui si deve a la cosiddetta “Ca’ Brutta” (Casa Brutta), edificio di Milano terminato nel 1923 la cui cifra più evidente è il rifiuto del Liberty e del Razionalismo. Alcune opere dei novecentisti richiamano i quadri di di De Chirico. Gli stili dei novecentisti sono diversi: c’è chi si rifà al medioevo, c’è chi riprende la romanità classica e chi si ispira al barocco romano. E così via. Fondendosi con il movimento razionalista, questa corrente genera in parte l’architettura di regime intrisa di retorica romana e mastodontica.
Marcello Piacentini e il Monumentalismo romaneggiante
Marcello Piacentini è la figura più importante dell’architettura italiana durante il regime fascista. È suo il progetto dell’EUR. Nonostante nella commissione, formata da cinque persone, ci fossero quattro architetti razionalisti, si aggiudicò il progetto. La stile di Piacentini è stato definito “neoclassicismo semplificato”, affine al Monumentalismo. Alcuni degli elementi che lo contraddistinguono sono i richiami alla classicità romana: rivestimenti in marmo, porticati, colonne, archi, simmetrie. Lo stile di Piacentini ha modificato in parte l’aspetto di molte città italiane, ad esempio quello di Brescia e di Livorno.
Altri effetti del 3 gennaio 1925
Per realizzare i “propri” edifici, il Regime non si fece scrupolo di abbattere interi quartieri, ma questa non fu una sua peculiarità.
Il Regime non si è limitato a fare delle città ex-novo, come Littoria e Sabaudia. E non si è limitato a modificare l’aspetto delle città italiane e straniere. Ad esempio, quello di Asmara, che Mussolini chiamava la Piccola Roma.
Insomma, quel 3 gennaio 1925 è stato pieno di conseguenze, anche dal punto di vista che interessa a questo blog. Oltre, purtroppo, a quelle devastanti come la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda.
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