Architettura

La bioarchitettura, amica dell’ambiente e delle persone

bioarchitettura

 

Immagine Ottimo Acvademy

Nel governo di Mario Draghi probabilmente ci sarà il Ministero della Transizione Ecologica e noi ne approfittiamo per parlare di bioarchitettura (o di architettura sostenibile).

Che cos’è la bioarchitettura?

Si tratta di una disciplina il cui scopo è realizzare edifici stando attenti all’ambiente e al benessere e alla salute delle persone.

È nata verso la fine degli anni ’70, in Germania, anche come reazione alla crisi energetica del 1973. Infatti, all’inizio puntava molto sulle fonti di energia alternative al petrolio per riscaldare le case. Una su tutte: quella solare, alla portata di tutti e rinnovabile. Dà molto risalto all’efficienza energetica.

Chi aderisce all’architettura sostenibile quando progetta tiene conto di elementi come l’orientamento del sole, il soleggiamento e l’ombreggiamento già presenti e i fattori di ventilazione naturale.

Ma non era solo una questione di petrolio in esaurimento: gli architetti che abbracciarono la bioarchitettura ci credevano. Credevano nei valori ecologici, che in un certo senso sono anche etici.

Ed essendo architetti, non tralasciavano l’aspetto estetico.

Possiamo dire che la bioarchitettura concilia estetica e rispetto per l’ambiente e che cerca di creare una vivibilità di qualità e un ambiente condiviso confortevole. Proprio per questo utilizza strutture e tecnologie appropriate. Riscaldamenti a biomasse, domotica e così via.

Per questo motivo, i “suoi” architetti usano le risorse naturali, ma seguendo sempre il principio del rispetto della natura.

I materiali nella bioarchitettura

La scelta dei materiali ricopre un ruolo fondamentale della bioarchitettura. Devono essere a impatto ambientale basso, rendere molto non e costare troppo. E non devono essere nocivi. Pertanto, bando a vernici, smalti, colle e pitture di tipo chimico e largo a vernici con pigmenti naturali, cera d’api etc.

Questa attenzione ai materiali si vede bene nei mobili. Che non devono essere fatti con sostanze che possono fare male alla salute.

L’ideale sarebbe riciclare (per intero o parzialmente) i prodotti dell’architettura e costruire edifici scomponibili fatti di elementi e di materiali che possano essere facilmente recuperati, riutilizzati e smaltiti.

I pavimenti

La bioarchitettura presta molta attenzione anche ai pavimenti perché c’è (quasi) sempre un contatto fisico. Predilige il legno, il cotto, la ceramica e il tetrapak riciclato. Sia per motivi estetici sia per motivi pratici (isolamento termico, resistenza, facilità di pulizia).

L’ambiente

Anche il contesto è importante. Il luogo di una costruzione deve essere scelto bene. Ad esempio, un bioarchitetto non farebbe mai costruire in zone pericolose per la salute o rischiosi.

L’approccio dell’architettura sostenibile è globale perché tiene conto sia del benessere dell’ambiente sia di quello delle persone, fisico e psicologico.

L’architettura sostenibile non vuol dire solo risparmio energetico e riduzione dei consumi. È una visione olistica che mette al centro il bene del Pianeta nella sua pienezza e integrità.

Un progetto architettonico o urbanistico di questo tipo punta anche sui comportamenti degli abitanti e sulla loro sensibilizzazione nei confronti di temi come il risparmio energetico, il riciclo, la lotta agli sprechi.

Ad esempio, la Makoko Floating School di Lagos (Nlè architects) è stata progettata puntando sulla comunità e tenendo conto dei problemi legati ai cambiamenti climatici. L’Nlè architects ha colto perfettamente le peculiarità del territorio e le abitudini culturali della popolazione.

Esempi di architettura sostenibile

Bedzed – Londra (Inghilterra)

Si trova a Hackbridg e si tratta di un edificio completamente sostenibile: ha 82 abitazioni e 777 mq di pannelli solari. Architetto: Bill Dunster.

Casa solare passiva – Edmonton (Canada)

L’edificio ha 3 piani di oltre 220 mq a energia zero. Si trova sulle rive del North Saskatchewan River. Trae calore dall’energia solare passiva. Detto altrimenti, non ha una caldaia. Il calore viene dalle finestre a tre strati che sono orientate verso sud. Queste finestre imprigionano il calore del sole e poi il pavimento in cemento ridà alla casa il calore del terreno. Architetto: Shafraazkaba, che abita lì con la moglie.

Fiorita Passive House – Cesena (Italia)

Si tratta della prima multiresidenza presente in Italia ad avere una struttura portante in legno xlam e certificata al Passive Hause Institut di Damstraat.

Ci sono un rivestimento parietale di tipo ventilato e degli schermi frangisole scorrevoli installati lungo il perimetro esterno. Dei pannelli fotovoltaici, dei pannelli solari e una pompa di calore producono energia elettrica e acqua calda.

Greenstone Building – Yelloknife (Canada)

Ospita le sedi di 16 agenzie federali governative. Si tratta di un edificio a 4 piani. La facciata è ricoperta da celle fotovoltaiche. Queste celle creano il 5% dell’elettricità consumata. Sul tetto c’è un giardino che raccoglie l’acqua piovana (che non deve essere bevuta).

Heliotrope – Friburgo (Germania)

È detta anche la “Casa Girasole” perché ruota seguendo il corso del sole. Questo le consente di beneficiare del calore solare d’inverno e di ripararsi dai raggi solari diretti d’estate. Risale al 1994. È stata la prima casa al mondo a produrre più energia di quanta ne consuma. Ne esistono tre esemplari in Germania e quello di Friburgo è dove risiede l’architetto. Architetto: Rolf Disch

Nuovo Campus Bocconi – Milano (Italia)

È grande 35.756 metri quadrati e sorge dove c’era la Centrale del Latte di Milano. Ci sono la residenza per gli studenti e il centro sportivo con piscina aperto a tutti. Hanno puntato sull’efficienza energetica (pannelli fotovoltaici, sistemi di ventilazione ed illuminazione naturale, integrazione di muri isolanti al 50% opachi e 50% trasparenti, sistema di riciclaggio dell’acqua piovana).

Architetti: Studio Sanaa (Giappone).

È stato inaugurato il 29 novembre 2019. C’era anche Mattarella.

K19b – Milano (Italia)

Le K19 di Milano sono gli edifici nZeb che si trovano nel quartiere Piave. Sono opera dello studio di progettazione lpzr. Nascono dall’unione di un volume voltato a botte ristrutturato (che prima era un garage) e di un edificio di sette piani di nuova costruzione (sorge dove prima c’era un’officina dismessa). Grazie alla tecnologia riesce a ridurre il consumo di energia non rinnovabile.

Bioarchitettura ante litteram

Forse non tutti sanno che le case del Quartiere QT8, anche se è nato prima dell’avvento della bioarchitettura, ne seguono alcuni principi: edifici costruiti in base all’orientamento del sole, molto verde, riciclo (si pensi al Monte Stella). I punti importanti (banche, poste eccetera) si trovano agli incroci. Almeno, nel progetto di Bottoni e di chi ha collaborato con lui.

Peccato che oggi sia considerato un quartiere poco sicuro.

Fonti

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